In questa pagina inserisco tutte le mie poesie, man mano che le ritrovo dai vari facebook, ebook e libri dove sono state pubblicate. Tutto Barcondola è il titolo della mia raccolta di poesie pubblicata da Rupe Mutevole nel 2015. si chiama così perché …
Piove e tira vento. Un ventaccio forte che fa gemere le finestre e innervosisce l’anima. Eva ha sei anni, una voglia matta di gustarsi il gelato mentre guarda il mondo alla finestra. Chissà cosa vede, un bambino di 6 anni. Spero non solo quello che vediamo noi. Qualcosa di meglio, magari.
“…babbo?”
“sì, amore?”
“c’è tanto vento fuori, tutto…tutto BARCONDOLA”
“eh?”
“…barcondola, babbo!”
Ecco cosa vede un bambino di 6 anni. Quello che ci siamo persi.
…tutto…barcondola! 🙂
A Eva, a tutti quelli che riescono ancora a vedere che tutto…Barcondola!!!
Poesie
Prima che il tuo silenzio
Prima che il tuo silenzio diventi terapia
e il mio cercarti rabbia
voglia inesplosa
purificata da salmi
che altro non celano
se non l’impossibilità d’essere vivi
Prima che la sabbia
abbia coperto la tua fotografia
e le mie mani abbiano smesso di tremare
per ritornare a stringersi
e a stringere
pezzi di carne appesi alle braccia
vuoti lamenti di circostanza
sfuggiti alla nebbia della mattina
Vorrei fotografare un’alba
e un tramonto
due foglie appese all’albero prima di cadere
un fiume placido, un torrente impetuoso
un passero sul ramo
un fiore che sboccia
una strada deserta e quindi viva
piena di ombre e di promesse
di ricordi e di arrivederci
Come la faccia di un uomo
alla fermata di un bus
di una mattina grigiastra
con una borsa in una mano
e la sua vita nell’altra
IL TOSSICO
io sono un tossico indipendente
“che razza strana” direte
non sopporto i vostri pusher…
mezzibusti in scatolette
d’eccessi impomatati
con il sorriso di ordinanza
ed il coltello stretto in tasca
io sono un tossico, sì
ma di roba un poco differente
polvere bianca sopraffina
cadutami sulla mano
da un sorriso suadente
da uno sguardo indelebile
da un ramo fiorito
o da una ruga contratta
e resto un tossico
accovacciato nel sottopasso della mente
vi guardo correre inutilmente
alla ricerca del Dio della Contentezza
o dell’Appagamento
e ascolto il rombo del mio motorino
che mi riporta, sconvolto allo specchio
con una dose di Amore, da prendere.
Il ragno, la pioggia, il parcheggio
La pioggia è utile
ti impedisce di sorridere
le ragnatele si fanno disegni
lasciati dai ragni
ad acchiappare lacrime
Tutto si camuffa e si combina
studenti al riparo
della pensilina di un hotel a sette stelle
aspettano il bus dell’amore
della rabbia, del risentimento
La voglia compressa
dalla paura di piangere
sigarette affondano leste
tra le dita affusolate
e le ciglia allungate nei baci
I vecchi si nascondono
intabarrati in trench di ricordi
avvelenati da inutili sogni
inumiditi in giunture doloranti
dai pensieri impazienti
Uomini e donne recitano curvi
lamentandosi in fondo alla strada
non danno spazio alle anime
nè il passo agli altri
spingendo i carrelli all’uscita
Che li lascia bagnati
al parcheggio delle loro esistenze.
Carezza
La mia mano
ultimo avamposto del corpo
prima finestra dell’anima
si muove
incerta
sorvola oceani
dubbi
paure
si libera nell’aria
rimane sospesa
poi leggera
come una foglia
che sa dove poggiare
ti sfiora
disegna il tuo naso
circonda i tuoi occhi
si perde sulla fronte
percorre dolce le guance rotonde
e scende giù
come goccia sul vetro
per morire sulle tue labbra.
Insonnia
Non è solo la luce
a confondere il sonno
C’è un senso
che non ti appartiene
un vuoto dell’anima
una triste consapevolezza
Affiora così
come un legno dall’acqua
a ricordare cosa
è stato quel che sarà
Siamo stelle cadute
con il fuoco alle spalle
e la cenere avanti
La notte farà forse la brava
o saprà rendersi aguzza.
Certo sarà l’anima tua
a farle da guida
La mia
intanto è dispersa
in una malinconica commedia
dalla trama lenta e banale.
Eppure è vita
e fredda
l’aria si compiace
della sua aspra bellezza.
Quando ti innamorerai
Quando ti innamorerai
spero sarà per amore
per un sussulto del cuore
un rapimento fugace
Quando ti innamorerai
vorrei poterti consolare
ma non ci sarò e tu sarai sola
come si nasce si vive si muore
Quando ti innamorerai
tienitelo bene lì dentro
questo allucinato sentire
cullalo nelle tue piccole mani
Sorridigli come ad un bimbo
come io ho fatto con te
incurante del mondo
e delle sue regole giuste
E quando piangerai
spero sarà per amore
una carezza più dolce
all’alba del tuo fiorire
Forse sarà un uomo
o una donna, o un bambino,
che ti rapirà e ti sentirai libera
come un gabbiano all’imbrunire
Ma chiunque sarà,
spero che abbia negli occhi
quella voglia di piangere, amare e stupire
che ha tuo padre ogni volta
quando sente quel brivido
scorrergli addosso ed andare
come un fiume
alla foce
nel mare
Amsterdam
tra ponti e canali
i bianchi e neri galleggiano
in una tavolozza
Case, canali e poi case
è giallo il grano di Van Gogh
le biciclette rosse
carezzano le strade
l’arancio dei tulipani
di Amsterdam sui bianchi
mulini sulla costa
dietro la diga
l’oceano
risuona su di noi
mentre i gabbiani volano
impacciati del nord
dal vento
cia to
pac ti ven del
im dal nord
cia to
pac ti ven del
im dal nord
cia to
pac ti ven del
im dal nord
Accoccolato al molo aspettando l’aliscafo
Mi sono innamorato dei tuoi versi
chissà che viso avrebbe il nostro amore
io che ti leggo tu che mi declini
saremmo aria pura tra parole
un alfabeto dentro l’emozione
nascosta nelle frasche di un segreto
per rimanere afoni
attoniti
incapaci
di colorare d’altro il nostro giorno.
Ancora mi sorprendo
Ancora mi sorprendo
a disegnare gli occhi
di una follia imperfetta
annuso l’aria intrisa
del nostro odore avvolto
dal suono della notte
e libero farfalle
dal libro delle fiabe
che dorme sul cuscino
Capogiro
È stato l’attimo di un capogiro
un atto unico dentro il bicchiere
due passi balbettati in cima al viale
dove tramonta la città nel mare
Nell’orizzonte che si vende specchio
il verde arretra e lascia il posto al grigio
dentro un sorriso che non ha speranza
ma l’incubo del vuoto dell’inferno
e forse proprio in fondo al rettilineo
non c’è la curva che ti lancia in cielo
ma solo un muro sghembo
D-io
Vedi, se non ci fossi tu
e neanche questa strada
se non ci fossero quei tram
con le vecchiette ferme ad aspettare
i motorini a ronzicchiare intorno
dietro ai profili arabi e lontani
Se non ci fossero quei ghigni
gli odori forti del mercato della pace
imposta non voluta anzi temuta
coi carri armati a fare da bidelli
e gli elicotteri su in alto ad insegnare
l’intelligenza arguta delle bombe
Se non ci fossero i meschini, e gli adoranti
i ciechi e i benpensanti
i venditori di insalate e di miracoli rombanti
ai bimbi già fin dentro i passeggini
di donne incinte dai ricordi affusolati
con le finestre chiuse sulle strade
Se non ci fossero nemmeno più i tuoi occhi
ma solo piante e alberi e giardini
e fiori e panche riparate
e fiumi e laghi e mari
e oceani immensi trasparenti e soli.
La Solitudine che regna lungo le montagne
mi avrebbe forse regalato Dio
ma certo non sarei rimasto più
davvero io.
Giubbotti, camicie, calzini…(ti amo)
Giubbotti camicie calzini
svenuti per terra
Il tempo
si è fatto gentile
e dorme, cent’anni lontano
dal batter del cuore
dal volo dell’anima
dal teso calore del corpo
ti guardo
regina allo specchio
sensuale, avvolgente.
sovrani
di un mondo latente
ci abbandoniamo perduti.
…del pensiero, più nulla.
C’era una volta una vite lunga
C’era una volta una vite lunga
un angolo di muro
ed una scuola bianca
In classe, colleziono vuoti a rendere
di autori e libri sempre più pesanti
dei fiori nelle bocche dei cannoni
L’aula mia invece è un lungo corridoio
deserto come il cielo di novembre
di stelle un pugno d’aria fredda in tasca
Non mi va giù quel muro tutto bianco
quell’angolo precisamente retto
da far sentire il mondo già assegnato
“Ne faccio un altro” penso
la vite intanto forte affonda
dentro l’intonaco strappato all’universo
Il cielo aveva un suono appiccicoso
Il cielo aveva un suono appiccicoso
e la muraglia di algidi diamanti
non era sufficiente a trattenere
il vento che scorreva sui miei baffi
l’abbraccio forte nelle mani strette
per far calare rapido il sipario
girai le spalle al tuo sorriso stanco
e mi rincamminai lungo il binario
il mondo alle caviglie
e nelle scarpe il cielo.
La Ballata dell’Uomo Distratto
Proprio così, non me ne sono accorto
credevo di aver fatto tutto bene
la moglie ed una figlia, anche la casa
e un cane per ammorbidir le cene
Non ho sentito venir giù le bombe
forse il volume del televisore
ho aperto l’uscio e mi sono detto
ora mi sveglio e lo dirò al dottore
Poi se ne sono andati via i gabbiani
e i fiori si son messi a testa in giù
pensavo sarà colpa della luna
o della pioggia che non cade più
Di corsa sono sceso giù in paese
comprando tutti e sette i quotidiani
ma non riuscivo a legger le notizie
l’inchiostro mi colava dalle mani
Fuori la chiesa un bimbo sorridente
con una palla al piede di cemento
la mano stretta sul telefonino
vendeva in borsa azioni a cuor contento
In piazza del mercato il fontaniere
si dava fuoco sopra il marciapiede
la gente sgomitava al cellulare
(la sera su you tube se lo rivede)
E ho fatto pure tardi a lavorare
perché un cretino è andato sotto al treno
mi sa che e ‘ meglio smetter di pensare
e di agitarmi dovrei farne a meno
Perché davvero non me ne ero accorto
che il mondo è in così Grande Evoluzione
mi sono addormentato sul divano
sognando di far la rivoluzione.
Le strade di Pondicherry
Ogni tanto ritorno
alle strade bagnate di Pondicherry
e ti tengo per mano
ti accarezzo la testa.
Sento l’India
che si asciuga le vesti
e cosparge di petali rosa
una strada, un tramonto, una vita.
Simona
Non c’è più la Simona a
tormentare le notti
coi sorrisi sdentati
è passato il tempo
ammansito il ricordo
scolorito il dolore
ma è rimasta Simona
nello sguardo lontano
la siringa nascosta
dentro un mazzo di fiori di campo