La Quercia, il Lampione

La Quercia, il Lampione

 
-Cosa ci fai lì, piantato? Non vedo foglie, nè colori cangianti. Solo un cappello grigio senza fronde, e un tronco smilzo, che si direbbe debole al vento e inutile al picchio e alla ghiandaia, senza cortecce nè rami per nido. Parresti morto, se non fosse per quella pallida luce che a sera dispensi ai pochi passanti che in fretta scendono alle loro case.
-Sto qui a rimirarti, la notte come il giorno, mattina e sera a disegnarti nella mia mente d’acciaio che tiene di tutto memoria. Vorrei non averla, a volte, per scordarmi il pensiero e bearmi della tua infinita bellezza.
– Oh, mi sorprendi, nessuno mi aveva mai parlato in questo modo suadente, sono tutti così rispettosi ma freddi. Tranne i bambini, che si divertono a raccogliere le ghiande come fossero biglie da giocare più tardi. Ma tu, perché lo fai? Perché mi parli? Perché mi dici di parole dolci?
-Perchè ti amo
-Amarmi? E cosa mai potrà dire per me e per te questo amore? Tu sei un giovane lampione e io una vecchia quercia, non vedo né oggi e domani e neppure uno ieri, tra noi. Solo distanza, e cortese compagnia.
– Sbagli amore mio. Quella che tu chiami distanza per me è immutabile vicinanza, come il cuore mi dice, ogni volta che poso il mio sguardo sulla tua meraviglia di rami, e di foglie e di tronco e di radici celate, dalle quali scorre la linfa che unisce la tua terra col cielo.
– ma allora il tuo amore riempie lo spazio e i miei rami vorrebbero sfiorarti per donarti carezze
-aspetterò la più forte tormenta per poter solo annusare il tuo profumo di bosco incantato
– ah, come vorrei avvolgerti con la mia fronda e proteggerti dagli sguardi vuoti dei passi frettolosi
– non temere per me, sono forte piantato su piedi di ferro, e ho pelle sì dura da restituir ogni affronto con gli interessi. Starò sempre qui, a farti da guardia, dormire non è nelle mie corde e non mi dispiace, dato che la fortuna mi arrise, che mi fissarono al suolo proprio quassù.
– allora sarà ancora più bello per me aspettare il tramonto e la notte…ma levami un dubbio: cos’è quella luce fioca e discreta che emani ogni sera?
– è l’unica cosa con cui posso toccarti. Al calar del sole, quando vagano via i suoi caldi raggi, metto tutto il mio amore in quella pallida mano di luce e ti sfioro, carezzo, conforto e …ti amo, con le mie dita luminose, prima che la notte reclami il buio per far coppia al silenzio
-oh che meraviglia! Anch’io adesso so di amarti, tanto da pensarti sempre con me, così che quando il mio sguardo al monte si volgerà, potrò salutarti e guardarti accanto a me, e nel mentre che guiderò i miei cento occhi di foglia al paese, saprò che alle mie spalle la tua luce e il tuo viso saranno lì, a proteggermi dal mondo e ad abbracciarmi come nessuno può mai.

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